Cammino sinodale diocesano

Sinodo e Sinodalità

Seconda parte del contributo di riflessione al cammino sinodale

(Per chi avesse perso la prima parte, può facilmente trovarla cliccando qui  )

La Chiesa si è messa in cammino, convocata dal Papa in Sinodo per riflettere sulla sua identità a partire dalla fedeltà alla Parola, alla ricchezza della sua Tradizione vivente e alle intuizioni del Concilio Ecumenico Vaticano II da portare a compimento. Il tema proposto è affascinante: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione. In tutte le parti del mondo le diocesi e le loro articolazioni sono impegnate in una fase di ascolto e di discernimento. Mentre rispondono alla richiesta fatta dalla Segreteria del Sinodo per preparare il Sinodo “dal basso”, stanno di fatto esercitandosi nella sinodalità. Ci sono tanti rischi in agguato: la tentazione di fermarsi alla discussione sui principi senza intaccare la concretezza della vita delle persone e della società, la tentazione di giungere alla compilazione di un documento ben fatto e coraggioso, la eventuale apertura a voci finora solo sussurrate su problemi posti dalla evoluzione del mondo che cambia con troppa fretta, una solenne celebrazione di chiusura dopo tanto lavoro. Occorre pregare e vigilare perché il Sinodo non faccia questa fine. Il Papa lo ha detto esplicitamente che il Sinodo non può essere banalizzato in una qualsiasi di queste tentazioni, ma è necessario che tutto il Popolo di Dio avverta questa esigenza: non solo Documenti, ma soprattutto uno stile da acquisire e una forma di vita da rendere permanente. In sostanza cosa ci viene richiesto?

 

1 – C’è una pagina del Vangelo da cui vorrei prendere le mosse: Mt 23,1-12. E’ un testo di Matteo che viene conosciuto come il capitolo dei “guai”, gridati da Gesù all’indirizzo dei farisei che avevano inventato la bellezza di 613 precetti, osservando i quali ritenevano di essere bravi e buoni, superiori agli altri e con pretese di salvezza nei confronti di Dio. Gesù prende posizione nei confronti della mania di appropriarsi di titoli divini: padre, maestro, guida. A fronte di queste pretese Gesù afferma: “ … e voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8). La condizione fondamentale nella Chiesa, valida per tutti, è in questa parola “FRATELLO”. L’annuncio sconvolgente di Gesù è questo: Dio è Padre. Lo è in maniera unica nei confronti di Gesù, il FIGLIO, l’amato da ascoltare e seguire. Ascoltare e seguire Gesù significa entrare a far parte di questa relazione paterna perché scelti e amati da sempre come figli (cfr Ef 1,3-14).  La possibilità reale della partecipazione alla vita della famiglia trinitaria è data dal sacramento del Battesimo, che riveste tutti i credenti di una uguale dignità: essere figli di Dio e parte viva del mistero della Chiesa. Su questa comune dignità fioriscono tutti i compiti e ministeri, anche quelli originati dai sacramenti. Questi non comportano aumenti di dignità, ma solo specificità e diversità di servizi.  E l’autorità ad essi connessa, va esercitata con lo stile fraterno di chi accompagna, riconosce il dono di Dio che è l’altro/a e lo mette nella condizione di orientare al bene comune  i pregi di natura e di grazia che lo caratterizzano, perché l’orizzonte meraviglioso di una Chiesa in cui tutti sono e si riconoscono fratelli è la FRATERNITA’. 

 

2 – Oggi viene sottolineato opportunamente che ogni essere umano ha una sua originalità unica e irripetibile, fatta di tutto ciò che ci lega alla comune umanità e di ciò che ci rende non omologabili ad altri nella famiglia umana. Lo Spirito Santo, donatoci nel Battesimo, ci avverte che non possiamo scindere i due aspetti, perché essi sono doni immeritati di Dio. Ciò che è nostra ricchezza personale non ci è stata data per metterci in mostra o per  usarla come muro contro gli altri. Ci è stata elargita in maniera diversa perché ciascuno riconosca di essere povero rispetto alla ricchezza che è l’altro o l’altra. E’ importante e necessaria la consapevolezza di questa povertà: nessuno di noi è il tutto. Nella Chiesa di Dio e nel cammino comune dell’umanità tutti siamo solo parte, un piccolo povero mattone, chiamati ad essere “pietre vive”, capaci di offrire il personale e responsabile contributo perché la Chiesa sia comunità di fratelli e sorelle, e l’umanità diventi più umana e vivibile.  La composizione del mosaico bello da vedere e da vivere non è il risultato della somma delle ricchezza di ciascuno, ma nasce dalla consapevole convergenza verso il bene di tutti, grazie alla responsabilità personale e la saggia guida di chi presiede la Chiesa o guida la società.  

 

3 – La sinodalità nella Chiesa è parte essenziale di questo processo. Essa è prima di tutto un atteggiamento della mente del cuore, che ci fa sentire in debito verso Dio, l’ideatore e il realizzatore di una Chiesa pensata e voluta come una comunità di fratelli e sorelle. Questo debito diventa altrettanto esigente verso i fratelli e le sorelle che incontriamo perché la fraternità ci è data come orizzonte  verso cui tendere e come compito da costruire. Il percorso non è facile per le diversità caratteriali, per i condizionamenti di una cultura che privilegia l’affermazione e i percorsi solitari e per una pesante visione di Chiesa, ereditata dal passato, costruita a scale, in cui la comune dignità battesimale è passata in secondo ordine rispetto agli stati di vita: clero, consacrati, fedeli laici. Il Sinodo voluto dal Papa, che ha messo a tema la sinodalità, è occasione preziosa da non perdere perché ritrovi centralità vera ciò che appartiene a tutti: la condizione di discepoli credenti, l’appartenenza all’unico Popolo di Dio e la comune responsabilità verso i beni propri della Chiesa ad immagine della Trinità: la comunione, la corresponsabilità e la missione. La sinodalità non innesca alcuna rivendicazione di tipo para-sindacale, perché non è solo una iniziativa umana. Protagonista primo, anche se invisibile,  di questo movimento è lo SPIRITO SANTO. Certi della sua opera e presenza , possiamo avviare un percorso umile di ritorno alle fonti, all’essenziale, in obbedienza ai doni di Dio, perché la sinodalità è la voglia e la scelta di camminare insieme nel tempo con vista sul Regno di Dio, anticipandolo in parte e facendo diventare esperienza di vita la lettera e lo Spirito delle Beatitudini. 

 

Il Sinodo del 2023, come evento, terminerà, così come avrà una conclusione temporale nel 2025 il percorso sinodale voluto dalla Chiesa di Dio che è in italia. Ciò che non può e non deve terminare è la formazione alla sinodalità e l’esercizio di essa in tutte le espressioni, feriali o solenni, della vita della Chiesa. Si è aperto un cantiere che ha come oggetto la RIFORMA della Chiesa per rinnovare la fedeltà a Dio che l’ha voluta e per sostenere il sogno possibile di  una umanità più umana e fraterna: senza pretesa di inopportuni protagonismi, ma con umiltà facciamo tutti la parte che ci spetta.   

sac. Angelo Ciccarese