Dicembre

Dicembre 02/12/2019 09/12/2019 16/12/2019 23/12/2019
Partorire
(dare alla luce)
Libro: Se Fosse tuo Figlio – Incontro con un bambino migrante. Una storia vera – di Nicolò Govoni
(Rizzoli 2019)
Film: Joy (2015)
Ispirato alla storia vera di Joy Mangano con Jennifer Lawrence
Canzone:
Guarda l’alba – Carmen Consoli
(Album: Per niente stanca -2010)
Poesia: Il mio sguardo è nitido come un girasole Generattìvati

Generattìvati

Siamo partiti dal tema dell’anno pastorale “generatività”, che si concretizza in quattro fasi. “Dare alla luce” è il secondo momento. La dimensione generativa del “dare alla luce” è legata alla donna e quale mese, se non dicembre, poteva essere il migliore per parlare di questo tema? “Cambia la tua vita con un click” è nata da un malinteso e funziona proprio perché sfida qualsiasi regola logica. È un flusso di coscienza continuo e generativo. Dare alla luce richiede tempo e sacrifici, soprattutto se non sei nato dalla parte giusta del mondo come Hammudi del romanzo “Se Fosse tuo Figlio – Incontro con un bambino migrante”. Una storia vera di Nicolò Govoni, un ragazzo che si è messo in discussione e ha dato alla luce un progetto. Dare alla luce è difficile anche se sei una donna che deve fare i conti con un mondo maschilista proprio come “Joy”, l’inventrice del mocio.

Sono appassionata di fili rossi. Come hai visto trovo collegamenti ovunque. Dicembre è il mese di Natale e dell’anno che finisce. Ho scelto per te “Guarda l’alba” di Carmen Consoli perché l’alba è il momento in cui il giorno prende forma e la luce illumina anche la notte più buia. Quello che spero per me e per te che leggi. Guarda al futuro e dai luce ai tuoi sogni! Fallo con lo stesso stupore essenziale di un bambino, quello dei luminosi versi di Fernando Pessoa in Il mio sguardo è nitido come un girasole.

Ti lascio con una frase trovata sui social:

«Il compito principale nella vita di ognuno è dare alla luce se stesso» (E. Fromm)

Dando luce a te stesso puoi dare luce agli altri. Sei d’accordo anche tu?


Poesia:

Il mio sguardo è nitido come un girasole (Fernando Pessoa)

Il mio sguardo è nitido come un girasole.

Ho l’abitudine di camminare per le strade

guardando a destra e a sinistra

e talvolta guardando dietro di me.

E ciò che vedo a ogni momento

è ciò che non avevo mai visto prima,

e so accorgermene molto bene.

So avere lo stupore essenziale

che avrebbe un bambino se, nel nascere,

si accorgesse che è nato davvero.

Mi sento nascere a ogni momento

per l’eterna novità del Mondo.

 

Commento

Dare alla luce” è una locuzione verbale intrisa di poesia. Forse è per questo che ho faticato a trovare una poesia che seguisse il filo rosso del mio flusso di coscienza. “Dare alla luce” viene inevitabilmente associato al “partorire”. Mi piace però quando “dare alla luce” viene utilizzato per parlare di nascita o, meglio, di rinascita. “Il mio sguardo è nitido come un girasole” di Pessoa ci parla proprio di questo: è possibile nascere ogni momento. Come un girasole al mattino. Per farlo è necessario stupirsi, tornare alle cose essenziali. Abbiamo smarrito la capacità di stupirci, come fanno i bambini per l’eterna novità del Mondo. Tutto ci sembra uguale, monotono, ripetitivo. Anche il movimento del girasole che segue il sole dall’alba al tramonto ci appare come qualcosa di scontato. Questo fiore semplice che simboleggia il sole, indica una tensione costante verso la luce.

Il girasole è il simbolo dell’ottimismo! Quello che non è mai abbastanza e che vorremmo scartare il 25 dicembre. L’ottimismo non è un articolo che si trova sugli scaffali dei negozi, nasce dalla fiducia, la stessa del girasole la sera dopo il tramonto. Ho riportato solo un estratto della poesia di Pessoa, ma è in questi versi che secondo me si concentra il significato generativo del “dare alla luce”: “Mi sento nascere ogni momento”. Ritrova lo stupore essenziale! Rinasci e solo così potrai “dare alla luce”.

Chi è Fernando Pessoa

Fernando Pessoa è uno dei più importanti poeti portoghesi del ‘900. È nato il 13 giugno 1888 a Lisbona e ha iniziato a scrivere poesie all’età di sei anni, poco dopo la morte del padre per tubercolosi. Si trasferisce in Sud Africa con la famiglia nel 1896 dopo il matrimonio della madre con il console porteghese. Vi rimane per tre anni circa, impara la lingua inglese e si appassiona alle opere di Shakespeare e Milton. Torna a Lisbona nel 1905 dove è rimasto sino alla morte in completa solitudine (1935). La caratteristica principale delle poesie di Fernando Pessoa è la creazione di eteronimi, alter ego poetici che scrivono con stili differenti. I più noti sono: Álvaro de Campos, Ricardo Reis e Alberto Caeiro. Rileggendo la biografia di Fernando Pessoa, penso a lui come uno di quei vicini di casa tranquilli, una brava persona che saluta sempre, quasi anonima. Eppure questa figura, a tratti irrilevante, ha lavorato in silenzio ad alcuni dei versi più belli di tutta la letteratura del ‘900. Leggendo Pessoa abbandoniamo la nostra comfort zone per immergerci nel nostro mondo interiore e rinascere.


Musica
Guarda l’alba –Carmen Consoli


 

Testo

Già natale il tempo vola,

l’incalzare di un treno in corsa,

sui vetri e lampadari accesi

nelle stanze dei ricordi,

ho indossato una faccia nuova,

su un vestito da cerimonia

ed ho sepolto il desiderio

intrepido di averti affianco,

Allo specchio c’è un altra donna, nel cui sguardo non v’è paura

com’è preziosa la tua assenza

in questa beata ricorrenza,

ad oriente il giorno scalpita non tarderà..

Guarda

l’alba che ci insegna a sorridere,

quasi sembra che ci inviti a rinascere,

tutto inizia, invecchia,

cambia forma,

l’amore tutto si trasforma, l’umore di un sogno col tempo

si dimentica..

Già natale il tempo vola,

tutti a tavola che si fredda,

mio padre con la barba finta

ed un cappello rosso in testa

ed irrompe impetuosa la vita,

nell’urgenza di prospettiva

Già vedo gli occhi di mio figlio

e i suoi giocattoli per casa,

ad oriente il giorno scalpita,

la notte depone armi e oscurità..

Guarda

l’alba che ci insegna a sorridere,

quasi sembra che ci inviti a rinascere,

tutto inizia, invecchia,

cambia forma,

l’amore tutto si trasforma, persino il dolore più atroce

si addomestica,

tutto inizia, invecchia, cambia forma,

l’amore tutto si trasforma,

nel chiudersi un fiore al tramonto

si rigenera.

Commento

Dare alla luce, al di là dell’aspetto “biologico” del mettere al mondo un figlio, è l’espressione dell’azione generativa. La generatività e il dare alla luce passano anche dal dolore e spesso dobbiamo fare i conti con una perdita. Carmen Consoli ha dedicato questo brano al papà Giuseppe, scomparso a maggio 2009. “Guarda l’alba” è il primo singolo estratto dall’album “Per niente stanca” (2010) ed è stato scritto insieme a Tiziano Ferro. Il brano è un malinconico viaggio verso la certezza che il tempo che trascorre ci trasforma e ci cambia. “Guarda l’alba” ci invita a dare alla luce nuove imprese. Se ci pensi è quasi Natale, e sei già lì, perso nei bilanci di fine anno. Non pensare a quello che non hai fatto, “Guarda l’alba”, quasi sembra che ci inviti a rinascere. Non aspettare il tramonto (e la fine del prossimo anno) per rigenerarti, attingi all’alba e alla venuta del Signore con tutto il tuo entusiasmo. Assistere alla grandezza di un nuovo giorno che inizia è uno degli spettacoli più belli in assoluto, fatti travolgere dalla Luce!

Chi è Carmen Consoli?

Capelli neri corvini, pelle bianca e candida, voce vellutata. Carmen Consoli, soprannominata la “cantantessa”, è una delle cantautrici italiane che più ha saputo mettere in musica l’amore ai nostri tempi. “L’ultimo bacio” è una di quelle hit immancabili nella playlist post delusioni amorose. Della vita privata di Carmen Consoli si sa pochissimo. Le cronache rosa infatti non hanno mai affiancato alla catanese alcun uomo ufficiale. È diventata mamma ricorrendo alla fecondazione assistita. 

Carmen Consoli non è interessata alle vendite e non ne vuole sapere di uniformarsi al mercato musicale. È reduce da un ventennio musicale importante in cui le canzoni avevano una funzione sociale e non c’erano ancora i social network che propongono melodie usa e getta con testi privi di significato. La cantante siciliana è impegnata in progetti importanti tra cui quello con la Onlus Namastè. Dopo essere stata contattata dalla responsabile ha organizzato una sorta di Live Aid made in Sicilia  a cui hanno partecipato gratuitamente Elisa, Max Gazzè, Bandabardò, Daniele Silvestri, Marina Rei, Mario Venuti e Samuele Bersani. Grazie a quel concerto sono stati raccolti i fondi per acquistare una casa più grande per i ragazzi diversamente abili.


Film: Joy (2015)

la storia vera di Joy Mangano

Trama

Joy è la classica Cenerentola americana: famiglia difficile e sorellastra. La maggior parte del tempo la impiega passando lo straccio sul pavimento, con le ginocchia a terra. Sarà proprio il brevetto del mocio per pavimenti, il Miracle Mop, a farle vivere un degno finale alla Cenerentola, prima però dovrà vivere una serie di incredibili avventure. Joy, ragazza dalle incredibili capacità creative, è divorziata e con due figli, lavora per una compagnia aerea dove è costretta a fare il turno di notte. L’ex marito invece si è piazzato nel seminterrato della sua casa. La madre passa le giornate intere a guardare una soap opera. Il padre ha un’officina meccanica che gestisce con la sorellastra Peggy. La nonna Mimi, voce narrante delle incredibili avventure di Joy, è l’unica che stimola e aiuta la ragazza. A causa delle difficoltà della vita infatti, Joy ha messo da parte i suoi sogni. Sino al giorno in cui si accende quella scintilla che permette a Joy di dare alla luce l’invenzione che cambia la sua vita. Joy è in barca con alcuni parenti, quando ad un certo punto cade un calice di vino rosso. I frammenti di vetro s’incastrano nel panno, si ferisce alle mani e, con le lacrime agli occhi, pensa ad un nuovo oggetto in grado di pulire tutto senza dover toccare il panno. Supportata dall’ex marito, dall’amica del cuore e l’appoggio economico della compagna del padre, Joy riesce a produrre il Miracle Mop arrivando a pubblicizzarlo su QVC. Il film “Joy” è ispirato alla vita di Joy Mangano ma ci sono diverse dissonanze rispetto alla storia vera, tanto che nel film non viene mai menzionato il suo cognome. Oggi la vera Joy detiene oltre 100 brevetti di invenzioni per la casa.

Commento

La pellicola colpisce il pubblico femminile perché almeno una volta nella vita tutte noi ci siamo sentite impotenti, sacrificate e costrette a prenderci cura degli altri, rinunciando così ai nostri sogni. Il vero significato generativo di questa storia è che “puoi farcela se non smetti di lottare. In fondo dalle sofferenze nascono le imprese migliori”. A rendere unica l’ennesima pellicola sul grande sogno americano è la presenza di Jennifer Lawrence, alla sua quarta nomination all’Oscar, che ti spezza letteralmente il cuore e ti lascia spiazzato. C’è il lieto fine ma in 124 minuti non fai altro che pensare al fatto che il mondo ti regala delle opportunità e te le distrugge. Joy descrive la storia di una wonder woman che deve combattere contro una società maschilista e impegnata a distruggere le ambizioni e a rubare i progetti innovativi altrui. Joy però aveva capito tutto. Siamo abituati a pensare che gli inventori di nuove cose siano dei visionari e che il loro talento risieda proprio nell’immaginare altri mondi, un po’ come per Steve Jobs. Per Joy però non è così e lei, come Chris Gardner, voleva dimostrare ai figli di essere una brava madre, capace di prendersi cura di loro e gli ha insegnato a di lottare per i propri sogni. C’è una scena del film bellissima in cui Joy prende i pennarelli e i fogli della figlia e inizia a disegnare il Miracle Mop. Dopo aver affrontato mille peripezie ed essere diventata un’imprenditrice ricca e di successo, Joy ha iniziato ad aiutare altre donne come lei, desperate housewife, a dare alla luce altre invenzioni, ad uscire fuori da una vita di fornelli e calzini da piegare: «Quando ti nascondi sei al sicuro perché le persone non ti vedono, ma la cosa buffa del nascondersi è che sei nascosto anche a te stesso».

Scheda film

Titolo originale: Joy

Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Anno: 2015

Durata: 125 min

Genere: Biografico, commedia, drammatico

Regia: David O. Russel

Interpreti e personaggi

Jennifer Lawrence: Joy Mangano

Robert De Niro: Rudy Mangano

Bradley Cooper: Neil Walker

Isabella Rossellini: Trudy

Se Fosse tuo Figlio

Incontro con un bambino migrante. Una storia vera di Nicolò Govoni

Trama
 Siamo abituati a leggere storie di migranti dalle fredde pagine di cronaca dei giornali. Quella di Hammudi è stata raccontata dalla penna delicata di Nicolò Govoni. Un giovane che ha deciso di dare alla luce l’impresa più bella: aiutare gli altri. Hammudi, sfuggito alla guerra e sopravvissuto ad un viaggio in mare, sorride sorride. Nicolò e Hammudi si conoscono all’hotspot di Samos, un posto descritto come un inferno in cui i profughi vivono ammassati nelle tende, confuse tra i cumuli di immondizia, senza acqua e luce. Hammudi e gli altri bambini del campo hanno avuto la fortuna di sopravvivere ai viaggi in mare e la sfortuna di essere finiti qui. Nicolò, un volontario con la voglia di cambiare il mondo, decide di abbattere il muro di silenzio e omertà che circonda l’hotspot. Il lieto fine, anche se è una storia vera e crudele, è assicurato perché Nicolò Govoni è riuscito a ridare speranza ad un bambino senza futuro.
 
Commento
“Se fosse tuo figlio” è una lunga pagina di diario di un’esperienza di vita unica.. quella di Nicolò Govoni che ha scelto di abbandonare la vita comoda per diventare un volontario. A Samos, in Grecia, Nicolò s’imbatte nella cruda realtà dell’hotspot, un campo profughi dell’isola. Questo libro è una lunga denuncia delle condizioni disumane di quel posto. Nicolò essendo volontario ha operato in diversi luoghi di povertà, fame, guerra e crisi umanitarie. L’’hotspot di Samos però è un inferno. Il giovane volontario ha conosciuto nel campo un piccolo profugo, Hammudi, per cui ha provato subito un senso di protezione. Il sorriso di Hammudi, nonostante l’orrore vissuto sulla sua pelle, non si è mai spento. Oltre a lui ci sono altri bambini che non hanno nemmeno un posto dove giocare a palla. L’incontro con Hammudi spinge Nicolò a fare qualcosa di concreto. Nella struttura ci sono solo due medici, e per mangiare si fanno circa 3-4 ore di fila (anche se i pasti non sono assicurati per tutti). Un luogo di passaggio che è una vera  prigione soprattutto per i minori non accompagnati e dimenticati da tutti.
Nicolò capisce che i bambini dell’inferno di Samos hanno bisogno di una scuola e di sentirsi a casa. Ed ecco che dal buio dei cumuli di rifiuti viene data alla luceMazì (che in greco significa insieme), una scuola gestita dai volontari con tanto di banchi e sedie, lavagne e insegnanti. È qui che Hammudi cresce e si lascia alle spalle gli orrori della guerra, iniziando finalmente a sognare. È qui che Hammudi capisce l’importanza della parola “casa” e non quella fatta di mura e di cemento, ma quella fatta di apprensione, cura e amore. È qui che Hammudi trova la sua famiglia. Alla base di tutte le azioni di Nicolò Govoni c’è un forte desiderio di sporcarsi le mani per cambiare il mondo e di fare la differenza. Insieme a Giulia Cicoli e Sarah Ruzek è uno dei membri principali della Onlus “Still I Rise”.
Speranza, coraggio, schiettezza. Sono questi gli aggettivi che descrivono questo libro denuncia all’UE. Se da una parte si racconta la storia dei bambini di Samos, dall’altra parte si fa luce sui silenzi dell’Unione Europea. L’hotspot è gestito dal governo greco con i fondi dell’UE e alle persone che arrivano dovrebbe essere garantita accoglienza a 360° (inclusa l’assistenza psicologica). In “Se fosse tuo figlio” ci sono diverse testimonianze delle continue violazioni dei diritti umani e dei minori. La scuola Mazì sfida dunque questo sistema ben radicato, i volontari e i ragazzi hanno preparato una mostra fotografica per mostrare a tutti i crimini commessi nei confronti dei minori nell’hotspot di Samos. L’11 giugno 2019 Still I Rise ha presentato anche una causa penale contro l’amministrazione del centro di prima accoglienza per migranti: per crimini contro l’umanità e negligenza nei confronti dei minori. Sia il governo greco che le organizzazioni governative non immaginavano il riscontro mediatico e dopo “Se fosse tuo figlio” sono state pubblicate alcune inchieste su Espresso e un articolo sul New Yorker. La rivoluzione è un atto generativo, non credi anche tu? Ti lascio con questa bellissima frase del libro:
«La vita è un dono che noi facciamo agli altri. Se credi nel buono che è in lui, qualsiasi bambino torna a fiorire».