Gennaio 2020

Gennaio – Prendersi cura
Generattìvati
“Nelle puntate precedenti” abbiamo scoperto che il desiderio di realizzare qualcosa di importante è la molla della generatività, per dare alla luce un progetto però è necessario dare luce a se stessi, anche quando, a conti fatti, i sacrifici sono più delle soddisfazioni. Prendersi cura di un desiderio dato alla luce, è la fase generativa più delicata perché significa offrirgli un orizzonte di tempo e di spazio in cui crescerà, proprio come ha fatto Joy che abbiamo conosciuto lo scorso mese. La verità è che iniziamo mille cose ma non riusciamo a portarle a termine tutte, un po’ per sfiga, un po’ perché sappiamo che non ci porteranno nulla di buono, un po’ perché non sappiamo averne cura. Prendersi cura è un atto: semplice come la favola “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepúlveda, diverso come il film “Quasi amici” di Olivier Nakache, Éric Toledano, concreto come la canzone “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi, e indispensabile come nella poesia “Bisognerebbe fare ogni cosa” di Christian Bobin.

Gennaio 07/01/2020 13/01/2020 20/01/2020 27/01/2020
Prendersi cura Libro:
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (Luis Sepúlveda)
Film:
Quasi amici – Intouchables (2011)
Canzone:
Abbi Cura di me (Simone Cristicchi)
Poesia:
Bisognerebbe fare ogni cosa (Christian Bobin)
Generattìvati

 
Poesia

Bisognerebbe fare ogni cosa – Christian Bobin


Bisognerebbe fare ogni cosa, anche le più banali,
soprattutto le più banali,
con la più grande cura e con la più viva attenzione,
come se da ciò dipendessero le sorti del mondo e il corso delle stelle,
e d’altronde è vero che le sorti del mondo e il corso delle stelle ne dipendono.
(Christian Bobin)
Commento
Una frase ci può salvare. Io sono la prima che cerca frasi da condividere, scopiazzando qua e là dalle pagine sociale di siti letterari e librerie. Questa poesia di Christian Bobin l’ho scoperta per caso, sulla pagina di Anima Mundi, casa editrice di Otranto. E’ la copertina di un’iniziativa editoriale molto particolare: iQuadernetti. Un “pronto soccorso immediato con la sola iniezione di una frase. Tenuta a portata d’occhio, di mano, di anima”. Perché ho scelto questa poesia? Come sempre cercavo dei versi che esprimessero la mia idea di prendersi cura in chiave generativa. Dobbiamo prenderci cura di tutto quello che facciamo, anche mettere il caffè nella moka al mattino, ogni nostra azione, anche quella più insignificante, o di routine, ha delle conseguenze. Se metti poco caffè nella moka infatti non avrà un sapore intenso e avvolgente. E mi piace pensare che le sorti del mondo ne dipendono perché iniziare la
giornata con un buon caffè può cambiare tutto. E’ un modo per prendersi cura di sé stessi e di chi amiamo.
Si dice che è l’amore che muove il mondo. Amarlo e prendercene cura sono i nostri veri buoni propositi.
Chi è Christian Bobin
Non conoscendo Christian Bobin, mi sono documentata su San Google. Non sono l’unica a non conoscerlo visto che questo poeta francese è edito in Italia quasi esclusivamente da Anima Mundi, la piccola casa editrice di Otranto. Bobin è nato e vive in Francia, ma preferisce stare lontano dai riflettori, infatti conduce una vita appartata e riservata nel paese natale. Qualcuno leggendo questo articolo considererà quasi un’eresia il fatto che io abbia conosciuto Bobin grazie a Facebook, perché è un autore
molto conosciuto negli ambienti ecclesiali. Agli amanti del frate di Assisi suggerisco di leggere “Francesco e l’infinitamente piccolo” (si trova presso le Edizioni Paoline) di cui ho trovato alcune citazioni sparse. Non è una vera e propria biografia ma il racconto della vita di San Francesco in perfetta letizia, un modo diverso per presentare il Santo di Assisi ai ragazzi durante la catechesi. E siccome mi piace trovare “fili rossi” ovunque, ho letto anche da poco è anche uscito un libro di Christian Bobin per Elledici “Cuore di Neve” che racconta le vicissitudini di un gatto nero che vive nel buio sino a quando un candido fiocco di neve scende nel suo cuore.
 
Canzone

Abbi cura di me – Simone Cristicchi


Testo
Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Più che perle di saggezza sono sassi di miniera
Che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera
Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso
Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo
Perché la natura è un libro di parole misteriose
Dove niente è più grande delle piccole cose
È il fiore tra l’asfalto lo spettacolo del firmamento
È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento
È la legna che brucia che scalda e torna cenere
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
Perché tutto è un miracolo tutto quello che vedi
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
Che siamo in equilibrio
Sulla parola insieme
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicità semmai proteggila
È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima
È una manciata di semi che lasci alle spalle
Come crisalidi che diventeranno farfalle
Ognuno combatte la propria battaglia
Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
Abbi cura di me qualunque strada sceglierai, amore
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Che tutto è così fragile
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perché mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me
Commento
Capita spesso che alcune canzoni sembrino delle preghiere ed è proprio il caso del testo di questo brano presentato da Simone Cristicchi al Festival di Sanremo 2019. Questa è l’epoca dell’io, della solitudine dietro un monitor. “Abbi cura di me” è grido di aiuto disperato, forse lo stesso che lanciava Philippe di “Quasi amici” prima di conoscere Driss. “Avere cura” in senso universale e non solo legato agli amanti. Prendersi cura, oggi più che mai è fondamentale, e si concretizza nel quotidiano, non basta desiderare e dare alla luce.
Pensando al significato di questa canzone, risuonano le note de “La Cura” di Franco Battiato (sarebbe stato scontato proporre quel testo!), anche questa una preghiera universale, un elogio al prendersi cura. I cantautori non scrivono solo per vendere dischi ma per esigenze intime e personali, per lanciare messaggi. Quello che più mi ha colpita, oltre al ripetersi incessante di “Abbi cura di me”, è questa frase: «Avevamo bisogno di smettere di guardarci i piedi e di tornare a guardare il cielo». Il cielo nell’immaginario collettivo è “il posto dove vivono Gesù e compagnia angelica”. Ed è proprio da lì che dovremmo riscoprire la bellezza e la semplicità di prenderci cura di noi stessi per prenderci cura degli altri.
Chi è Simone Cristicchi?
Simone Cristicchi è un cantautore un po’ strano dal mio punto di vista. Forse perché estremamente introverso e diverso rispetto ai colleghi instagrammabili. E’ sicuramente imprevedibile e ogni volta che torna sul palco del Festival di Sanremo lo fa lanciando messaggi importanti. Prima di “Abbi cura di me” ricordiamo infatti “Ti regalerò una rosa”. Eppure si è fatto conoscere dal grande pubblico con un brano ruffiano e raffinato: “Vorrei cantare come Biagio”.
Musicista, attore, autore teatrale, scrittore e direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo. In questi primi giorni del 2020 è impegnato con lo spettacolo musicale “Abbi cura di me” sold out in tutte le tappe in cui ripercorre la sua carriera musicale proponendo i brani più importanti e amati.
 
Film

Quasi amici – Intouchables (2011)


Trama
Driss è un ragazzo senegalese che è stato in prigione e, per avere benefici assistenziali per sé e la sua numerosa famiglia, partecipa a diversi colloqui di lavoro. Philippe è un tetraplegico che cerca un badante. Driss deve raccogliere firme per attestare le partecipazioni ai colloqui e si reca nel palazzo di Philippe consapevole del fatto che non avrebbe ottenuto il posto di lavoro come badante. Il destino però gli aveva riservato qualcosa di inaspettato. Philippe infatti rimane colpito dal comportamento di Driss e lo assume. Driss all’inizio non sembra interessato a voler imparare le mansioni previste dal suo lavoro. Trascorrendo del tempo insieme a Philippe tutto cambia: i due diventano amici. Driss “ignora” il problema fisico di Philippe e diventano complici. Scena dopo scena si scopre che Philippe è costretto su una sedia a rotella a causa di un incidente in parapendio. Inoltre lui e sua moglie (morta a causa di un tumore), avevano adottato una bambina con cui non ha più rapporti da tempo, Elisa. Driss insegna a Philippe a superare le sue barriere mentali e ad avere stima in sé stesso, l’uomo infatti aveva una relazione epistolare con una donna che non aveva mai incontrato per paura che il suo stato potesse spaventarla. Philippe invece fa scoprire a Driss la sua vena artistica, tanto che riesce a vendere un suo quadro ad un amico.
Commento
“Quasi amici” è uno di quei film che leggi il titolo e non vuoi andare a vederlo che tanto non ti interessa, poi gli amici lo vedono perché le altre sale sono piene e inizia il passaparola. Perché abbiamo bisogno di storie semplici che ci fanno sorridere e che ci fanno piangere. Lacrime e risate infatti pizzicano le corde del nostro cuore indurito. “Quasi amici” è ispirato alla storia vera di un tetraplegico e del suo badante, alla fine della pellicola scorrono infatti le immagini di Philippe Pozzo di Borgo e di Yasmin Abdel Sellou. Il regista ha raccontato di aver ricevuto migliaia di messaggi di ringraziamento da parte di persone che vivono sulla sedia a rotelle.
Non è semplice portare sul grande schermo il tema della disabilità, del diverso. Prendersi cura dell’altro, con le sue fragilità fisiche e psichiche è una sfida che va oltre la macchina da presa. Da una malattia non si può guarire ma le ferite del cuore possono essere risanate solo prendendosi cura, avere accanto qualcuno a cui sta a cuore la tua vita aiuta ad avere una prospettiva diversa. “Quasi amici”evita il cliché sentimentale/compassionevole tipico dei film che parlano di disabilità. I due mondi “povero e sano” e “ricco e malato” si fondono insieme, complice la grande amicizia che è la vera cura di tutti i mali! Semplice, ma non banale, verità.
Scheda Film
Titolo originale: Intouchables
Lingua originale: Francese
Paese di produzione: Francia
Anno: 2011
Durata: 112 min
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Olivier Nakache, Éric Toledano
Sceneggiatura: Olivier Nakache, Éric Toledano
Produttore: Nicolas Duval-Adassovsky, Laurent Zeitoun, Yann Zenou
Musiche: Ludovico Einaudi
Interpreti e personaggi
François Cluzet: Philippe Pozzo di Borgo
Omar Sy: Bakari “Driss” Bassari
Anne Le Ny: Yvonne
Audrey Fleurot: Magalie
Clotilde Mollet: Marcelle
Alba Gaïa Bellugi: Elisa Pozzo di Borgo
 
 
Libro

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Luis Sepúlveda

Trama
La gabbiana Kengah finisce in una macchia di petrolio nella acque del Mar Nero. Riesce ad atterrare quasi in fin di vita sul balcone del gatto Zorba a cui strappa 3 promesse: non mangerà l’uovo che deporrà, si prenderà cura del piccolo che nascerà e gli insegnerà a volare. Alla morte di Kengah, il gatto Zorba cova l’uovo e, quando si schiude, accoglie la piccola gabbianella. Zorba ricorre all’aiuto della comunità di felini del porto di Amburgo per tenere fede alle altre due promesse, e anche all’aiuto di un uomo. Quella di Luis Sepùlveda è una favola senza tempo e per tutte le età. Lo scrittore cileno tocca grandi temi: l’amore per la natura, la solidarietà, la generosità, il coraggio, il rispetto e l’amicizia.
Commento
L’inizio dell’anno ci scopre fragili, sensibili. E abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi. Proprio come Zorba fa con la gabbianella. Anche se nel nostro cielo ci sono nuvole di buoni propositi e soffia il vento del cambiamento, non riusciamo a volare da soli. Una bellissima favola quella della scrittore cileno, in cui realtà e sogno si inseguono tra le righe.
Al centro della vicenda c’è la storia di amicizia tra gatti e uccelli, notoriamente rivali. La gabbianella nasce e cresce grazie al gatto che si prende cura di lei. Prendersi cura del diverso e conviverci mette in moto quel meccanismo generativo che inseguiamo da mesi nella nostra rubrica. Fortunata, la gabbianella, grazie a Zorba riesce a superare le sue paure a trovare la sua identità. Il gatto, che notoriamente non è un animale affabile, imparerà ad amare quella piccola pennuta, completamente diversa da lui. L’amore infatti annulla la diversità.
Alla fine della favola non è solo Fortunata che spicca il volo, ma anche Zorba. Dovremmo imparare da questi personaggi a prenderci cura l’uno dell’altro e ad abbandonare le nostre certezze per spiccare il volo. Ho letto questo libro da grande, lo ammetto, forse è proprio per questo che mi sono lasciata accarezzare dalle parole di Luis Sepùlveda.