MESSAGGIO PER LA QUARESIMA E LA PASQUA 2018

Amati figli,
Il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù è il centro del nostro cammino di fede. In Gesù si fa presente la misericordia di Dio, che vuole salvi tutti gli uomini. La benevolenza del Padre, però, non è paragonabile all’amnistia che concedono gli uomini; Egli non solo cancella le colpe, ma associa alla sua famiglia; non solo attende sulla porta per abbracciare il figlio allontanatosi da casa, ma fa un banchetto, porge vestiti di lusso e l’anello del potere (cf. Lc 15, 20-24).
In quest’anno pastorale in cui riflettiamo sul tema “Famiglia, giovani, Chiesa: esigenza di un’alleanza educativa”, non possiamo fare a meno di constatare che il rapporto fraterno nella fede e fra gli uomini è frutto dell’elezione a figli che Dio ci ha concesso.
Possiamo aspirare alla fraternità universale perché siamo tutti stretti all’unico Padre, che si è manifestato nel Figlio unigenito.
Scrive l’autore della lettera agli Ebrei: «A quale degli angeli Dio ha mai detto: “Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?”. E ancora: “Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?”» (Eb 1, 5). Ispirandosi al Salmo 2, l’autore attribuisce a Cristo il titolo di “figlio di Dio” che veniva posto al re di Gerusalemme il giorno della sua incoronazione. È Dio che abilita al regno; è Lui che si fa presente nel popolo attraverso il re.
Ugualmente Gesù ha manifestato la bontà del Padre, che non ha stretto con noi un’alleanza fondata sul dominio assoluto, ma sulla condivisione delle umane fragilità. Così continua la lettera agli Ebrei: «Proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, [Cristo] è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (Eb 2, 18).
Non siamo soli nella vita e nelle prove; non siamo abbandonati nel dolore e tantomeno nel peccato. Egli ci offre l’eterna alleanza della Pasqua, ci vuole suoi commensali, ci chiama fratelli suoi e figli dello stesso Padre: «Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli» (Eb 2, 11).
Pertanto, non rifiutiamo la proposta di alleanza che Dio vuole sigillare con noi. Nel Battesimo abbiamo ricevuto l’anello del potere e siamo chiamati figli di Dio, ma siamo noi a poter rifiutare l’elezione divina e a vivere da orfani.
Una fede spenta e abitudinaria non può farci sentire suoi familiari ed eredi; la mancanza della carità non ci può portare a trasmettere la gioia della fede, perché non vediamo negli uomini dei fratelli in Cristo; la mancanza della speranza non ci porta ad agire nella vita quotidiana parlando della grazia di Dio in noi.
In questo tempo di Quaresima vi invito a stringervi a Cristo, pietra angolare, e a pregare per la nostra Chiesa di Brindisi-Ostuni, perché possa crescere unita nell’amore e nella gioia di annunciare il Vangelo; che si possa aprire ai giovani e possa essere credibile; che possa alimentare la vocazione di ognuno all’amore di Dio, perché «la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo» (Eb 3, 6).
Vi benedico,
+ Domenico Caliandro