Febbraio 2020

Febbraio – Lasciar andare 

Febbraio 03/02/2020 10/02/2020 17/02/2020 24/02/2020
Lasciar andare Libro:
Mangia prega ama (Elizabeth Gilbert)
Film:
The Truman Show (1998)
Canzone:
In viaggio (Fiorella Mannoia)
Poesia:
Se
(Rudyard Kipling)
Generattìvati tu…

Lasciar andare.
È per forza una cosa brutta?
Sei capace di lasciar andare una persona, una cosa, un progetto.
L’ultima fase della generatività richiede sicuramente una buona dose di coraggio. E come sempre non è stato facile trovare un libro, un film, una canzone e una poesia.
Lasciando andare una persona, una cosa, un progetto, fai spazio. Per generare nuove relazioni, cose e progetti.
Si può lasciare andare chiunque, qualunque cosa? Nì.
Non si possono lasciare andare i sogni chiusi nel cassetto, perché quelli possono rigenerarti, darti nuova vita.
Il fil rouge generativo del mio stream of consciousness pseudoculturale questo mese è fatto come sempre di 4 tappe. Sai che riavvolgo il nastro alla fine del mese, ma “Generattivati” lo scriverai tu che segui questa rubrica dal primo appuntamento (e se non l’ha fatto ti suggerisco di recuperare). E’ il tuo “fioretto” quaresimale: essere generativo.
Pensando e ripensando al lasciar andare ti parlerò di quello che hanno fatto Elizabeth Gilbert e Christof il regista della vita di Truman, sulle note di Fiorella Mannoia che ha scritto una lettera ad una figlia ideale il giorno prima della partenza e con le parole della poesia Se
 
«Teniamo quello che vale la pena tenere e poi,
con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto»
(George Eliot)
 

 

Poesia: Se (Lettera al figlio) – Rudyard Kipling


 
Se riesci a non perdere la testa quando tutti
Intorno a te la perdono, dandone la colpa a te.
Se riesci ad avere fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te,
Ma anche a tenere nel giusto conto il loro dubitare.
Se riesci ad aspettare senza stancarti dell’attesa,
O essendo calunniato, a non rispondere con calunnie,
O essendo odiato, a non abbandonarti all’odio
Pur non mostrandoti troppo buono, né parlando troppo da saggio.
 
Se riesci a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni,
Se riesci a pensare, senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se riesci, incontrando il Trionfo e la Sconfitta
A trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare il sentire le verità che hai detto
Travisate da furfanti che ne fanno trappole per sciocchi,
O vedere le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E chinarti e ricostruirle con i tuoi strumenti logori.
 
Se riesci a fare un cumulo di tutte le tue vincite
E a rischiarlo tutto in un solo colpo a testa o croce,
E perdere, e ricominciare dall’inizio
Senza dire mai una parola su ciò che hai perso.
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi tendini
A sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più
E di conseguenza resistere quando in te non c’è niente
Tranne la tua Volontà che dice loro: “Resistete!”
 
Se riesci a parlare con le folle mantenendo la tua virtù
O a passeggiare con i re senza perdere il senso comune,
Se né nemici, né affettuosi amici possono ferirti;
Se tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo,
Se riesci a riempire l’inesorabile minuto
Con un momento del valore di sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E, quel che più conta, sarai un Uomo, figlio mio!
 
(da: “Ricompense e Fate” – “Rewards and Fairies” di Rudyard Kipling)
 
Commento
Kipling ha dedicato questi versi al figlio John di 13 anni. Solo quattro anni dopo si è arruolato come volontario nell’esercito inglese impegnato in Francia contro i tedeschi, morendo in battaglia. Quasi tutta la poesia si concentra sulla ripetizione di periodi ipotetici lasciati in sospeso per mettere in guardia il figlio dai pericoli che avrebbe incontrato da adulto e fornendo allo stesso tempo i suoi preziosi consigli per diventare un uomo onesto. Mi piacciono quelle poesie che con semplici parole trasmettono grandi messaggi e che leggi e rileggi per fare tue. Spesso questa poesia di Kipling viene utilizzata per “motivare” ma scorrendo i versi ci sono dei chiari riferimenti alla vita militare e ai concetti tipici dell’età vittoriana. Aiutare un figlio a distinguere il bene dal male, così come ha fatto Kipling con questo piccolo capolavoro, credo che sia il miglior modo per lasciar andare. E mi piace pensare che John sia partito incoraggiato proprio dalle parole del padre.
 
Chi è Rudyard Kipling
Joseph Rudyard Kipling (Nobel per la Letteratura 1907) ha vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900 tra l’India e l’Inghilterra. E’ rimasto suggestionato dalle terre esotiche che l’hanno visto crescere e che hanno alimentato la sua fervida fantasia. Ma soprattutto dai racconti della nutrice indiana che l’ha cresciuto. E’ proprio da lei che ha appreso le leggende del paese in cui è nato e che hanno inciso sul suo pensiero. Ha sempre vissuto un profondo senso di smarrimento perché all’epoca era consuetudine affidare i figli a parenti o tutori. Un’inquietudine che lo ha accompagnato anche nella sua carriera perché dopo essersi trasferito in Inghilterra i critici letterari lo hanno attaccato duramente, nonostante le sue storie appassionassero molti lettori. La forza di Kipling era il suo mondo di fantasia in cui si rifugiava per estraniarsi dalla realtà. Hai letto anche tu “Il libro della Giungla” una delle sue opere più conosciute insieme a Capitani Coraggiosi”. Ancora oggi Kipling è considerato uno degli scrittori inglesi più rilevanti.
 
Questo è l’ultimo articolo di questo percorso generativo-culturale. Grazie per aver seguito e… «Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!»
 
 

Canzone: In viaggio

(Fiorella Mannoia)

Testo
 Domani partirai
non ti posso accompagnare
sarai sola nel viaggio
io non posso venire
il tempo sarà lungo
e la tua strada incerta
il calore del mio amore
sarà la tua coperta
ho temuto questo giorno
è arrivato così in fretta
e adesso devi andare
la vita non aspetta
guardo le mie mani
ora che siamo sole
non ho altro da offrirti
solo le mie parole
 
Rivendica il diritto ad essere felice
non dar retta alla gente
non sa quello che dice
e non aver paura
ma non ti fidare
se il gioco è troppo facile
avrai qualcosa da pagare
 
Ed io ti penserò in silenzio
nelle notti d’estate
nell’ora del tramonto
quando si oscura il mondo
l’ora muta delle fate
e parlerò al mio cuore, più forte
perché tu lo possa sentire
 
è questo il nostro accordo
prima di partire
prima di partire
domani … non ti voltare
 
Ama la tua terra
non la tradire
non badare alle offese
lasciali dire
ricorda che l’umiltà
apre tutte le porte
e che la conoscenza
ti renderà più forte
 
Lo sai che l’onestà
non è un concetto vecchio
non vergognarti mai
quando ti guardi nello specchio
non invocare aiuto nelle notte di tempesta
e non ti sottomettere tieni alta la testa
 
AMA, LA TUA TERRA
AMA, NON LA TRADIRE
non frenare l’allegria
non tenerla tra le dita
ricorda che l’ironia ti salverà la vita
ti salverà…
 
Ed io ti penserò in silenzio
nelle notti d’estate
nell’ora del tramonto
quella muta delle fate
e parlerò al mio cuore
perché, domani partirai
in silenzio
ma in una notte di estate
io ti verrò a cercare
io ti verrò a parlare
e griderò al mio cuore
perché… tu lo possa sentire
si, lo possa sentire
TU LO POSSA SENTIRE.
 
Commento
Fiorella Mannoia ha scritto questa canzone per il figlio che non ha mai avuto. L’artista ha sofferto molto per il fatto di non essere riuscita a diventa mamma. Non ha cercato altre strade per diventare madre, si è rassegnata. Nonostante il forte desiderio di maternità ha accettato il limite naturale, e si è concentrata nella carriera trasformando il dolore in arte e componendo pezzi bellissimi come “In viaggio”, una ballata in cui parla con la figlia ideale. In un’intervista Fiorella Mannoia ha dichiarato che una donna è madre anche se non genera un figlio, perché le donne hanno la maternità nel DNA. E nei suoi concerti sottolinea spesso il suo pensiero proprio per infondere coraggio alle donne che come lei non hanno avuto figli.
Fiorella Mannoia ha lasciato andare il desiderio di generare. Nella parabola generativa dell’artista però c’è una fase fondamentale “il prendersi cura” di sé stessa e degli altri con la musica. Un tema che ritorna dopo “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi. Perché mi piace pensare che la generatività è un cerchio chiuso e che le 4 fasi non sono sempre consecutive e che tra l’una e l’altra ci devono essere dei punti di contatto.
“In viaggio” di Fiorella Mannoia è una lunga lettera per una figlia che lascia la sua terra e parte per il viaggio della vita. Il brano è tratto da “Sud” l’album che la Mannoia ha dedicato alla gente del Sud sparsa in tutto il mondo. In questa lettera l’artista è triste perché deve lasciare andare la figlia e non può accompagnarla come ha fatto tante altre volte. Ora la figlia non è più una bambina, ma una donna, e non ha molto da offrile se non delle parole per incoraggiarla ad andare avanti per la sua strada con coraggio, umiltà e onestà, sempre a testa alta.

Film: The Truman Show (1998)


 
Trama
Truman Show è la storia di Truman Burbank (Jim Carrey), protagonista a sua insaputa, di uno show mondiale sulla sua vita diretto da Christof (Ed Harris). Truman è un uomo sempre che saluta sempre così i suoi vicini: «Casomai non vi rivedessi… Buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!». Nasconde desideri e frustrazioni e quanto la macchina ideata dal regista inizia ad incepparsi Truman si ribella. Dramma e commedia si mescolano insieme in questa pellicola cult del 1998 che ancora oggi fa discutere. Alla fine Truman sfida un mare in tempesta azionato da Christof, superando le sue paure e uscendo definitivamente di scena per vivere la sua vita.
 
Commento
[Nb. Questa recensione è stata “pilotata”. Non poteva essere diversamente visto che si tratta di Truman Show. Io mi sarei immedesimata nel personaggio, invece provo a vedere il tutto dal punto di vista del regista Christof]
 Lo scopo del Truman Show è quello di mostrare la vita così com’è anche se è un paradosso visto che ogni cosa è studiata per creare una realtà artificiale. Un concetto simile a quello dei reality come il Grande Fratello e non diverso da quello che facciamo noi ogni giorno sui social network nelle nostre storie: siamo tutti Christof nei nostri profili social. Ci mostriamo così come siamo ma alla fine siamo chiusi in una piccola bolla come quella di Truman. Questa però è un’altra storia!
Il personaggio di Christof è piuttosto complesso (già il nome dice tutto!). Christof infatti sostiene di essere “il creatore” di uno show televisivo perché conosce la realtà e di conseguenza è capace di crearne una perfetta ai suoi occhi: Seheaven Island è il mondo così come dovrebbe essere. In questa sorta di paradiso cinematografico, Christof è “dio”, che dà una seconda possibilità ad un bambino rifiutato dai genitori, Truman. Tutti i personaggi dello show che va in onda 24h su 24h in diretta mondiale da 33 anni sono stati creati da Christof, tranne Truman (l’uomo vero). L’unico che non deve rispettare un copione è proprio lui, persino la moglie recita una parte, ma ogni sua scelta è pilotata.
Significativa ad un certo punto l’immagine di questo “dio” della cinepresa che accarezza il viso di Truman mentre dorme, come un padre che ama il proprio figlio. In realtà è l’immagine di un artista che si commuove davanti alla sua opera. Christof domina il mondo dall’alto ha creato per Truman un mondo privo di pericoli. Amare è lasciar andare, l’esatto opposto di quello che ha fatto Christof con Truman che era stato capace persino i inscenare la morte del padre naturale durante un viaggio in barca per fargli sviluppare la paura dell’acqua e legarlo così a Seaheaven per sempre.
Truman ha sempre avuto un forte desiderio di ricerca e di scoperta, tanto che alla fine ha affrontato la sua più grande paura salendo a bordo della Santa Maria, un’imbarcazione con lo stesso nome della nave ammiraglia della spedizione di Cristoforo Colombo alla scoperta del Nuovo Mondo. La tempesta scatenata da Christof per spingere Truman a tornare indietro verso il porto sicuro, si è rivelata un grosso errore di regia, perché la barca si è scontrata contro la scenografia. Le cose perfette non sono quelle create dall’uomo.
 
Scheda film
 Titolo originale: The Truman Show
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Anno: 1998
Durata: 103 min
Genere: Satirico, drammatico
Regia: Peter Weir
 
Interpreti e personaggi principali

  • Jim Carrey: Truman Burbank
  • Ed Harris: Christof
  • Laura Linney: Hannah Gill/Meryl Burbank
  • Noah Emmerich: Marlon
  • Natascha McElhone: Lauren/Sylvia

 

Libro: Mangia, prega, ama (Elizabeth Gilbert)


 
Trama
Liz è una bella donna che ha tutto quello che si potrebbe desiderare: una casa a New York, un marito che la ama, un lavoro. Una notte si ritrova in lacrime nel bagno desiderando l’unica cosa che in quel momento non poteva avere: essere lontana. Liz fa una cosa inaspettata (anche per lei): prega.  Dopo quella crisi Elizabeth Gilbert non è andata a letto per dormirci sopra e dimenticare tutto: ha cambiato vita. E questo libro è il diario di una donna che ha lasciato andare e si è lasciata andare per cercare la vera sé. Un lungo viaggio non solo interiore alla scoperta di nuovi mondi: abbandonare le certezze e spiegare le vele lasciandosi spingere dal vento del destino può essere l’unico modo per riprendere in mano il timone della propria vita.
 
Mangia Prega Ama
Genere: Narrativa
Editore:Rizzoli
Pagine:384
Anno 2013
 
Commento
A volte per ritrovarsi basta lasciare andare le proprie sicurezze e avere il coraggio di rischiare. Mangia prega ama è la storia vera di una donna. Se hai visto solo il film con Julia Roberts ti consiglio di rimediare quanto prima leggendo anche il libro. Pagina dopo pagina infatti si vive insieme ad Elizabeth il viaggio attraverso tre Stati e verso la consapevolezza di se stessa. Tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito la voglia di lasciare tutto e la cosa più avventurosa che abbiamo fatto è stata lasciare la macchina e andare a piedi al supermercato!
Si tratta di un libro rivolto soprattutto al pubblico femminile per via dello stile colloquiale, è come prendere una tisana con un’amica. Gli spunti di riflessione però sono adatti a qualsiasi lettore, anche il più scettico. Quello che colpisce più di tutto è che Elizabeth dopo aver lasciato tutto alla ricerca della felicità in ogni nazione che ha visitato ha imparato qualcosa di diverso. L’Italia è “mangia” e rappresenta l’arte del godersi la vita a piccoli morsi, l’India è prega e qui ha imparato ad ascoltarsi, mentre l’Indonesia è “ama” del titolo e per Elizabeth questa meta è stata come il cerchio che si chiude perché ha imparato a sorridere e donarsi agli altri con fiducia. Abbiamo paura di cambiare, di lasciar andare quello che abbiamo desiderato, dato alla luce e di cui ci siamo presi cura. Ti lascio con una citazione del libro:
«Tutti vogliamo che le cose restino uguali, accettiamo di vivere nell’infelicità perché abbiamo paura dei cambiamenti, delle cose che vanno in frantumi, ma io ho guardato questo posto, il caos che ha sopportato, il modo in cui è stato adoperato, bruciato, saccheggiato, tornando poi a essere se stesso e mi sono sentita rassicurata. Forse la mia vita non è stata così caotica, è il mondo che lo è, e la sola vera trappola è restare attaccati ad ogni cosa. Le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione»