Auguri all’Arcivescovo

Nella tarda mattinata di mercoledì 19 dicembre, nella sala delle adunanze al secondo piano del palazzo di piazza Duomo, ha avuto luogo lo scambio di auguri dell’Arcivescovo con sacerdoti e laici che a diverso titolo lavorano per la diocesi negli uffici di curia,  nella caritas diocesana, nell’istituto sostentamento clero.  Parlando a braccio,  mons. Caliandro ha  colto l’occasione per  esprimere i desideri di bene che egli nutre per tutta la nostra Chiesa e, riprendendo alcuni punti concreti dell’indirizzo augurale del vicario generale (vedi sotto),  ha ribadito il ruolo di servizio, che in un’ottica di sussidiarietà, i vari organismi del Centro-diocesi hanno verso le parrocchie e verso i singoli fedeli.

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Siamo qui con Lei, Eccellenza, per un momento molto semplice in se stesso, ma che ci è caro.  In questi giorni  Lei va girando per diverse celebrazioni natalizie, e  giù nel suo studio sta ricevendo  tante persone che ci tengono a porgerle gli auguri di persona.  Ma pensiamo che le faccia piacere un momento come questo, per scambiare gli auguri con coloro che collaborano più da vicino con il suo ministero episcopale,  con quanti a diverso titolo lavorano a servizio della diocesi negli uffici di curia,  nella caritas diocesana, nell’istituto sostentamento clero.

Il papa, in una circostanza analoga (lo scambio degli auguri natalizi in Vaticano) per due anni di seguito ha tenuto due discorsi complementari, sulle disfunzioni e sul buon funzionamento del lavoro nella Curia Romana, che hanno avuto una notevole risonanza mediatica. Raccomandando la lettura personale del primo discorso, per l’auto-verifica di ognuno e per   un doveroso esame di coscienza, vorrei invece spigolare qualche espressione dal secondo discorso, che, positis ponendis, può  guidare anche il nostro lavoro nella curia di Brindisi. Siamo consapevoli dei nostri limiti, eppure desideriamo impegnarci ogni giorno, con responsabilità e con dedizione, per offrire il nostro supporto all’Arcivescovo e servire con lui la nostra Chiesa diocesana. Al tempo stesso vogliamo crescere nelle virtù necessarie per svolgere bene i nostri rispettivi compiti.

Il papa mette in evidenza dei criteri ispiratori e delle virtù da conseguire. E dice anzitutto: Missionarietà e pastoralità. Tutto per il bene delle anime. Anche la nostra  attività, in aiuto al vescovo, Pastore della diocesi,  mira e deve mirare esclusivamente a questo. Solo così potremoraggiungere la beatitudine del “servo fedele” (cfr Mt 25,14-30).

Il papa dice anche:  Idoneità e sagacia, e spiega: L’idoneità richiede lo sforzo personale di acquistare i requisiti necessari e richiesti per esercitare al meglio i propri compiti e attività, con l’intelletto e l’intuizione. La sagacia è la prontezza di mente per comprendere e affrontare le situazioni con saggezza e creatività. Idoneità e sagacia rappresentano anche la risposta umana alla grazia divina. Anche noi qui in curia, in ogni aspetto del nostro lavoro, possiamo e dobbiamo pregare così: Ti offro, o Signore: i pensieri, perché siano diretti a te; le parole, perché siano di te; le azioni, perché siano secondo te; le tribolazioni (ci sono anche quelle,  inevitabilmente) perché siano per te.

Inoltre, dice il papa, occorre:  Onestà e maturità, e commenta: L’onestà è la rettitudine, la coerenza e l’agire con sincerità assoluta con noi stessi e con Dio. Chi è onesto non agisce rettamente soltanto sotto lo sguardo del sorvegliante o del superiore; l’onesto non teme di essere sorpreso, perché non inganna mai colui che si fida di lui. L’onesto non spadroneggia mai sulle persone o sulle cose che gli sono state affidate da amministrare, come il «servo malvagio» (Mt24,48). Sono parole che dobbiamo tenere sempre presenti.

Infine: Rispettosità e umiltà. Siamo chiamati   a dimostrare rispetto autentico ai superiori e a tutti. Rispetto per il vescovo: rispetto che nasce dalla fede e non viene meno per la semplicità e la confidenza con cui  Lei tratta noi e chiunque. Rispetto verso le persone che ci sono dietro le pratiche e le carte, che passano per le nostre mani. Rispetto che ci impegna  al segreto e alla riservatezza, come abbiamo promesso assumendo i rispettivi compiti. Rispetto che si esprime  nel nostro modo  di ascoltare attentamente e parlare educatamente. E con il rispetto l’umiltà. Poiché qui non siamo in un ente o in un’amministrazione qualunque, raccogliamo l’invito del papa : “L’umiltà è la virtù dei santi e delle persone piene di Dio, che più crescono nell’importanza più cresce in loro la consapevolezza di essere nulla e di non poter fare nulla senza la grazia di Dio (cfr Gv 15,8)”.

Questo vorremmo  vivere, Eccellenza,  nel nostro servizio in curia, negli uffici, nella caritas. Lo diciamo con sincerità. Su    questi propositi, che intendiamo rinnovare ogni giorno,  chiediamo la Sua benedizione, mentre  le porgiamo filialmente i nostri auguri di buon Natale e di felice anno nuovo!

       Brindisi, 19.12.2019                                                                                                                   d. Fabio Ciollaro